Ratafià
con Grappa di Cachi.
Originaria della Cina, considerata “albero delle 7 virtù”, la pianta giunse in Europa alla fine del XVIII secolo e fu poi sfruttata, come albero da frutta, dal 1860. Frutti tipicamente autunnali, i cachi (loti, nella vulgata) sono ricchi di zuccheri e potassio, con polpa dolce e cremosa, ad alto contenuto energetico..
E il Ratafià? Nasce dal latino “Rata fiat”, invocato quando i contraenti una pattuizione, trovata l’intesa, brindavano in formula rituale. Per il brindisi, ecco nascere il prodotto a base di noci che tradizione vuole siano raccolte il 24 giugno, giorno di San Giovanni, ancora verdi. Macerate nella grappa, al sole, sono arricchite dall’aggiunta di zucchero e spezie, con una formula tenuta rigorosamente segreta da ciascun produttore, prima di proseguire l’invecchiamento, per almeno 24 mesi, in botti d’acciao-inox. Tipico della Capriasca, oltre che dai frati del Bigorio, è prodotto da molte famiglie, in diverse ricette.